Vai al contenuto
Curiosità

Copie fotostatiche, dalle funzioni alla validità: tutto quel che occorre sapere

Tabella dei Contenuti

In un mondo fortemente caratterizzato da un progresso tecnologico dilagante, il valore dei documenti cartacei conserva ancora una rilevanza degna d’esser raccontata. Le copie in carta stampata sono ancora ritenute troppo utili e pratiche per poterne fare a meno, nonostante la sempre più influente digitalizzazione che ha portato, inevitabilmente, un nuovo grado di comodità nella presentazione dei documenti. Continua ad essere comunissimo, quindi, imbattersi in richieste di copie fotostatiche, un termine ancora poco conosciuto dalla maggior parte del grande pubblico e che può suscitare non pochi tentennamenti.

Sono in molti a digitare la frase “Copia Fotostatica significato” sui motori di ricerca, senza tuttavia riuscire ad ottenere le informazioni che cerca. Ecco quindi una panoramica di tutto ciò che occorre sapere sulla Copia Fotostatica e la sua validità.

Cos’è una copia fotostatica?

Ma una copia fotostatica cos’è? Il termine in questione indica sostanzialmente una fotocopia totalmente conforme alla stampa originale, quindi letteralmente un’esatta copia del documento in questione. La parola “fotostatico” viene utilizzato prevalentemente negli uffici pubblici o presso alcuni sportelli, mentre in quasi tutti gli altri contesti si parla esclusivamente di “copia”. Importante sottolineare inoltre che questo termine viene utilizzato universalmente per indicare ogni tipologia di copia simile, senza il bisogno di specificare la tecnica di “clonazione” utilizzata per creare il documento.

La copia fotostatica è quindi, per definizione, un’attestazione, da parte di un ufficio pubblico, volta a certificare la fedeltà nella riproduzione di un documento fotocopiato rispetto all’originale. Grazie a questa pratica, la copia in questione assume lo stesso valore legale di quella originale a tutti i fini della legge, presentandosi come un nuovo originale. L’importanza di questo tipo di copia resta quindi consistente anche nell’era digitale, e ciò è dovuto proprio a questo motivo.

La validità di una copia fotostatica

La copia fotostatica è una fotocopia che assume validità soltanto se conforme al documento o al manoscritto originale, e non deve quindi presentare modifiche di alcun tipo rispetto ad esso. Questa può essere fornita sia in carta semplice che autenticata, a patto che presenti la data e la firma del proprietario.

La procedura di autenticazione di queste copie oggi risulta essere piuttosto semplice, visto che occorre, nella maggior parte dei casi, apporre la firma a mano su una copia per poterla rendere conforme all’originale. Una copia fotostatica patente, cosi come una copia fotostatica carta d’identità, richiederanno quindi necessariamente la firma del proprietario per poter essere rese valide, e questa procedura vale anche per la tessera sanitaria e il codice fiscale. Se la firma dovesse invece presentarsi diversa rispetto a quella del documento originale, risulterà necessario presentare quest’ultimo per operare una qualsiasi richiesta legata ad esso. Negli uffici vengono quindi effettuati degli esami definiti “grafologici” per verificare l’autenticità del documento, e rilevare la presenza di potenziali manomissioni.

A cosa serve la copia fotostatica

Questo documento è di fondamentale importanza per tutte quelle operazioni in cui è richiesta la presentazione di un documento originale. Grazie alla validità di questa copia, infatti, si può avere accesso a funzioni e servizi che normalmente richiederebbero la presenza del documento originale. Inoltre, essa conserva anche delle  interessanti applicazioni in ambito giuridico e legale: in casi particolari come processi, infatti, la copia fotostatica può rappresentare una prova a tutti gli effetti da poter inserire negli atti processuali e giuridici, qualora non venga contestata efficacemente dalla controparte.

Copia fotostatica non autenticata

L’autenticazione di una copia fotostatica si è notevolmente evoluta nel corso degli anni. Fino agli anni 90’ (precisamente 1995) per richiedere l’autenticazione di una fotocopia e renderla quindi fotostatica occorreva necessariamente recarsi alle poste a far apporre un timbro specifico sul documento. Questa pratica a pagamento serviva a certificare la presenza di un testimone della validità del documento, ma quello non era il solo modo per ricevere l’autenticazione. In alternativa era infatti possibile andare al municipio della propria città per ottenere il timbro senza dover pagare.

Con l’avvento delle stampanti a colori cambiarono i criteri di validità di un documento, ed una copia fotostatica era ritenuta tale soltanto se presentava gli stessi identici colori dell’originale. Oggi la situazione è ben diversa, ed una copia può essere definita “non autenticata” quando non presenta la firma a mano del proprietario del documento: un fattore ritenuto oggigiorno fondamentale per attestarne la validità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vuoi Rimane sempre aggiornato?
Iscrivi alla newsletter